“Se è pronto lui, lo siamo anche noi”
Tornano le indagini del Detective Kenzo Tanaka nel nuovo libro di Marco Paracchini intitolato “Il numero 4”.
I gialli mi piacciono parecchio. La cosa che mi incuriosiva di più mentre sfogliavo il libro era l’impostazione, tre racconti, tre casi auto conclusivi, ma concatenati tra loro.
Sullo sfondo una Tokyo urbana, vissuta, contemporanea e palpabile nel suo respirare costante delle vicissitudini dei vari personaggi che la compongono. I misteri del Sol Levante vengono dipanati mano a mano attraverso lo sguardo del nostro protagonista, veniamo catapultati in un Giappone diverso, lontano da stereotipi e dalle immagini patinate da spot pubblicitario.
Data la natura del libro mi sembra corretto non fare spoiler.
Il primo racconto ci porta a Fukoshima qualche tempo dopo il disastro nucleare, un caso a tinte soprannaturali dove gli UFO fanno da padrone, ma sarà proprio così?
Il secondo racconto è un flashback, un’avventura che parte nel quartiere di Nakano ai tempi in cui Tanaka faceva ancora parte della polizia metropolitana di Tokyo, un caso con un plot twist finale inaspettato.
Concludiamo con il terzo racconto al centro di questo una richiesta di aiuto all’Agenzia investigativa dove lavora il Detective da parte di una vedova per la morte del marito, un caso da chiudere il più presto possibile, ma sarà così semplice come sembra?
I tre casi sono strutturati in modo chiaro, la maggior parte delle domande che si potrebbe porre il lettore avrà risposta anche se avrei voluto un approfondimento maggiore sui personaggi secondari.
L’ultimo racconto è il mio preferito principalmente per le tematiche del caso, perché verte su un personaggio femminile complesso e perché si approfondisce un lato della personalità del protagonista.
Ma chi è effettivamente il Detective Kenzo Tanaka?
L’autore ci introduce nel suo mondo con una descrizione dei personaggi principali ad inizio libro che ho trovato molto interessante, vista l’ambientazione e le possibili differenze culturali, una sorta di indicazione iniziale è sempre ben accetta anche per far entrare il lettore nel mood giusto della storia.
Le caratteristiche del personaggio ricordano quelle di Sherlock Holmes, acuto osservatore, solitario, apparentemente cinico, ma molto più empatico di quello che vuol far credere. Ad un certo punto è il personaggio stesso a equiparare un suo collaboratore a Watson.
Se da una parte abbiamo Holmes dall’altra parte ho visto alcune sfumature di Dylan Dog, l’utilizzo di una espressione di stupore quale “Governo ladro”, una certa sensibilità al fascino femminile ed una sorta di sesto senso e mezzo che completa le sue deduzione analitiche.
Per i fan del genere si potranno trovare altri riferimenti sherlockiani partendo proprio dal titolo.
Molto interessante l’idea di inserire qualche disegno per rappresentare dei momenti della storia narrata; ne troviamo uno per ogni racconto, giusto per aver una caratterizzazione più precisa dei personaggi.
Sicuramente quello che vediamo è soltanto una parte di un mondo ancora tutto da scoprire.
In conclusione il libro è un buon giallo da leggere in un pomeriggio, sia per chi ha già avuto modo di conoscere l’autore con “Le indagini di Kenzo Tanaka” e vuole approfondire il personaggio del Detective, sia per chi lo incontra per la prima volta.